lunedì 18 maggio 2009

Su come andare, perdersi e ritrovarsi a Roma





"Sabato andiamo a Roma ? Dai, ci sono i musei aperti!"
"Io non sono pratico...ci vado quasi mai"
"Ma come ? Ci abiti a 80 km! Se ci stavo io così vicino ci andavo sempre"

E' così che la mia ragazza mi ha comunicato le intenzioni per il sabato sera. Intenzioni buone, positive. Che nulla lasciavano presagire di così terribile.
Io odio Roma. Odio il concetto della città di Roma, fatto di incroci, semafori e sensi unici.
Fortuna che ho una ruota a terra, così la macchina la prende Peol, che coinvolge nel delirio anche la sua, di ragazza.

Arriviamo a Roma tranquillamente, parcheggiamo a Villa Borghese e ci addentriamo per il parco in direzione Museo Delle Arti Moderne.
Già mi prevedo le immense liti fatte sottovoce all'interno del museo. Schieramento : Roscia che tesse le lodi di una meravigliosa ed onirica installazione di uno scultore kazako che realizza le sue opere con rifiuti biodegradabili ed io che ci vedo solo e soltanto un barattolo di fagioli con sopra una penna biro rossa che non scrive.
Fortuna che il Museo non aderiva all'iniziativa sennò mi sarei ritrovato con un occhio nero ed innumerevoli graffi su tutto il corpo.
Dopo aver contatato che nemmeno il museo civico zoologico era aperto, viaggiamo a piedi in direzione Piazza di Spagna. Sosta all'Aranciera e dopo qualche kilometro arriviamo a Piazza di Spagna.
Deserta.
Ci sono una decina di studenti stranieri sulle scale che cantano "Candle in the wind" e, immancabili, gli omini delle rose. La versione 2.0 però.
uno in particolare avvicina me e la Roscia farneticando frasi incomprensibili.
"Bella....quando amore...tutto bene"
"Ehm..no, guarda, non vogliamo nulla..."
"Bella, bella....rosa ...felice"
"No guarda, proprio no, davvero..."
"Lui Taricone...rosa...regalo, regalo ultima"
"No, non c'è probema davvero..."

E da una rosa alla Roscia e una a Francesca senza ricevere soldi in cambio.
Ma rimane là.
Ci segue.
Attende come un avvoltoio che la preda commetta un errore.
E la Roscia lo commette.
"Dai, andiamoci a prende una birra"
Birra.
L'omino 2.0 si accende.
"Birra ? Io birra. Io porto. Quanta, quanta?"
"No...beh...no..."
"Mah...due birre...che birra hai ?"
Stringo più forte la mano della Roscia fino a frantumargli il primo metacarpo.
L'omino non ci si scolla più. Ci propone di farci uan foto con la Polaroid (rullini introvabili da dieci anni, dove cazzo l'avrà trovati!?!?!) e alla fine ci appioppa sta benedetta birra Dutch Vallen Splugen che il suo socio, rivelatosi poi il Banchiere del gruppo, estrae da un sacco dell'immondizia celeste.
Appena riceve i due euro, ci fa segno di ridargli le rose che precedentemente ci aveva regalato e se ne va per un nuovo attacco.
In un ora abiamo visto degli attacchi fantastici, fatti di agganci con uan rosa o addirittura con tutto il mazzo delle rose, uno dei bluff più belli della storia.
Dopodichè, arriva il momento di tornare alla macchina.
Già.
Dov'è la macchina ?
E come ci si ritorna?
Chiedendo indicazioni arriviamo fino a Villa Borghese, ma poi, siamo soli.
Sono le 4 di notte e nel parco non c'è nessuno.
Camminiamo nella scarsa luce e ci appare davanti una vecchia altalena di ferro cigolante.
iiiiiiiiii-iiiiiiiii-iiiiiiiiii
Ovunque vedo pagliacci con mazzi di palloncini in mano, ovviamente contagiato dalla maglietta che ho indosso.
Continuiamo a camminare, stronzeggiando su quale mostro sta per scappare fuori dal cespuglio quando ad un certo punto mi giro con Peol a guardare l'incrocio della strada : un albero mosso dal vento proietta un ombra terrificante sull'asfalto e mi si rizza tutto il pelo sulle braccia che a momenti ci rimango secco.
Ormai sono certo che IT mi sta guardando da dietro l'Abitazione di Raffaello (in foto sopra).
Davanti a noi si prospetta un lungo viale colonnato, di quelle che in un film horror intraprendi e non arrivi mai dall'altra parte.
Ma riconosciamo il punto in cui siamo, e la macchina è a destra, quindi, nessuno viale infestato.
Ma la vera paura, il vero terrore è quello che ci attanagli subito dopo. "E se hanno chiuso i cancelli?"
La paura dura tutto il viale, finchè scorgiamo la macchina. Il cancello è aperto e siamo salvi.
Quasi.
Ci facciamo mezz'ora di macchina per riuscire ad uscire da Roma. Vediamo tutti cartelli stradali possibili :
  • Salaria
  • Nomentana
  • Tiburtina
  • Saxa Rubra
  • Tor di Quinto
  • Tomba di Nerone
  • Termini
  • Stazione Tiburtina
  • Tangenziale Est
  • Policlinico
  • Ospedale S. Andrea
  • Cassia
Cassia.
La seguiamo disperatamente, sembra che l'abbiamo persa, ma alla fine la troviamo.
Imboccata la superstrada, la Roscia rompe il flusso di bestemmie sparate ad ogni bivio.
"Ma come mai non ci venite mai a Roma ?"

1 commento:

vascheta ha detto...

ma...quando ci torniamo a roma???

Sei un "uomo" che si scoraggia in fretta!