lunedì 12 maggio 2008

Nella Notte

“Guarda, siamo arrivati. Accosta qui, vicino al secchione. Ora fai marcia indietro e va in quella strada. Devi entrare a marcia indietro, a quest’ora il quartiere è chiuso.”
“Ma come cazzo faccio? Saranno 500 metri, non la posso fare tutta a marcia indietro!”
“E invece la fai e non rompi il cazzo!”
Il Duca cominciava a perdere le staffe. Aveva un appuntamento e non poteva permettersi di arrivare in ritardo. Il Conte guidava la piccola utilitaria in preda al panico, un po’ perché era notte e doveva entrare a marcia indietro in un quartiere messo sotto chiave dalla polizia e un pò perché intuiva di cosa si sarebbe parlato all’appuntamento del Duca.
Il Principe sedeva dietro immobile e impassibile senza fiatare. Anche lui fremeva per l’appuntamento del Duca ma non lo esternava.
Era buio, saranno state circa le due del mattino.
Potete immaginare da soli il motivo di tanta fretta e di tanto rischio per un appuntamento in un luogo dove non doveva volare una mosca.

Astinenza.

Il Conte lo intuisce, non si fa di droghe, però lo intuisce. Intuisce che il malloppo di soldi che il Duca tiene in mano legato con un elastico non sia per comprare un pacchetto di sigarette.

“Ecco, il palazzo è questo. Fermi qui tutti e due, io faccio presto. Conte ?”
“Sì, Duca”
“Hai per caso qualche soldo?”
“Uhm…beh vediamo…allora…ho 5 euro. Ti servono ?”
“Si, ci sniffiamo piu tardi” esclama il principe, rompendo il suo personale silenzio.
“Lascia perdere, aspetta qui, fari spenti e non fate casino.”
“Come vuoi tu.”
Ormai quella del Conte è più di un intuizione. Era uscito con la scusa di una birra fra amici, e lo avevano messo in una situazione alquanto pericolosa. Adrenalinica, più che altro.
Il Conte e il Principe rimasero in totale silenzio in macchina. Il Principe aspettando la dose, il Conte aspettando di fuggire. La situazione lo stava innervosendo. Ad ogni macchina che passava, poche a dire il vero, sobbalzava, temendo fosse un auto della polizia intenta a qualche controllo.
Dopo un tempo che possiamo definire immenso se visto dai due in macchina anche se per motivi diversi, il Duca esce dal portone con un portamento rigido simulando scioltezza. Entrando in macchina mostra ai compagni il prodotto appena acquistato. Una bustina di polverina bianca e una palletta di carta stagnola con dentro tre caramelle viola.

Il Principe sembra riprendere colore. Saltella sul suo posto, parla a ruota libera, gesticola. Il Conte è passato da “facciamo presto” a “cazzo è la fine”.
E’ la prima volta che vede della droga dal vivo, a pochi centimetri dal suo naso. Ha paura che gli altri due possano forzarlo a farne uso, ha paura che in una situazione del genere potrebbe caderci, potrebbe farsi sopraffare ed è questo che lo terrorizza maggiormente.
“Conte, hai un cd in questa cazzo di macchina?”
“Sì, beh, che vuoi ascoltare?”
“No, non è la muscia che voglio sentire”
E mentre il Conte estrae la borsetta porta cd da sotto il sedile, il Duca ne estrae al volo uno a caso, rigirandolo sul lato a specchio. Il Principe si impossessa della bustina con la polvere e ne rovescia un pò sul cd. Poi con biglietto da visita che estrae dalla tasca dei jeans disegna due candide strisce.
Il Conte ha paura. Gli batte il cuore in gola. Desidera con tutto se stesso che tutto finisca presto. Che sia già domani mattina.
Mentre pensa a quanto sarà bello svegliarsi domattina ricordando tutto come acqua passata, il Duca arrotola un pezzo da 50 che gli era rimasto in mano e comincia a tirare. Una rasoiata decisa, e via, la pista non c’è più. E’ il turno del Principe, che lo imita, tirando anche oltre la linea di polvere.
La botta gli sale. Il Conte li guarda rapito. Quasi che se glielo offrissero, forse un tiro potrebbe anche farselo. Solo uno.
Ma il Duca interrompe le sue deviazioni mentali.
“Dai cazzo metti in moto dai! Chi cazzo aspettiamo? La regina?”
Il Duca ritrova la lucidità e mette in moto. Il Principe sul sedile dietro si è steso per orizzontale. E’ tornato nel suo silenzio.

Il Conte ora guida rigido, ha i muscoli delle braccia tesissimi, quasi che dovesse staccarlo via, quel volante.
Alla fine del viale si arresta. Ormai il Duca è a far compagnia al principe in chissà quale fantastico mondo.
Il Conte controlla che non passi nessuno, poi si immette nella strada principale.
Guarda il cartoccetto delle pillole. Sembra che lo stiano chiamando.
Cerca di immaginare quale effetti possano avere, cosa possano mai farti provare. C’è chi dice che è come provare 1000 orgasmi insieme. Forse però si parlava di eroina. Vabbè, non è questo il punto. Il punto è che magari, una sola volta, non da assuefazione. Magari, così, tra amici, giusto per vedere che effetto fa, non c’è niente di sbagliato.
Si gira e vede il Duca mezzo addormentato, con un sorriso enorme stampato sul viso. Nemmeno i bambini hanno quell’espressione angelica. Dallo specchietto nota che anche il Principe ha la stessa espressione.
Ma sì, guardali, loro non sanno dire basta. Io voglio solo provare una volta. Poi posso smettere tranquillamente. Solo per vedere come si sta. Toglie la mano dal cambio e la avvicina all’involucro.
Poi sente un bip.
E’ il suo cellulare che gli comunica l’arrivo di un nuovo sms.
“Ciao amore, oggi è passato un anno esatto da quando ci siamo conosciuti! Come vola il tempo! Un bacione, mi manchi. Buonanotte, Stella.”

Il Conte guarda di nuovo l’involucro delle pasticche. Ormai la curiosità è svanita.
Guidando verso il centro della città gli nasce sul viso un sorriso enorme, pieno di vita.
Nemmeno i bambini hanno quell’espressione angelica.

domenica 11 maggio 2008

Compito in Classe #3

Tema : il giorno più bellla della mia vita



Svolgimento:


Il giorno più bella daa vita mia è stato er 10/03/02 quanno a Roma ha vinto er derby co a Lazio pe 5-1.
Me ricordo che quea mattina non so annato manco a dormi.
Er sabato sera eremo stati a ballare ar Chiubb che c’era na serata punk-hard-core co un gruppo che spaccava popo che veniva da Asmterdam. Me ricordo professorè che m’ero portato er cambio d’abbito pe annà ao stadio er giorno dopo, senza che devo da passare da casa.
Er destino volle che a Robberta nun ce fosse quea sera, almeno maa potevo spassà pe na vorta.
Naa 106 de Skikkera c’avevo infilato a maglia de Montella, a sciarpa der CUCS (commando ultrà curva sud se noo sapesse), na felpa cor cappuccio e ‘n par de spranghe de fero. A visto mai. Co sti burini nse po mai sapè.
Insomma dato che era notte, saranno state ee due, il giorno più bello da vita mia se po di che era già incominciato.
Mentre ballavo professorè, me ricordo che m’è s’è avvicinata una. Se moveva bene, c’aveva pure un bel par de $%&£ seni, però de faccia n’era bella pe niente. Però aho, pemmè, er sabato sera basta che respireno, è na specie de regola de vita.
Insomma ci comincio diciamo a pomiciare nò, e cerco de portalla fori. Dopo qualche lagna se lascia convince. Pijo le chiavi dar giacchetto de Skikkera e me diriggo verso a 106. Montamo in machina e cominciamo a diciamo amoreggiare. A cosa piano piano sembra farsi più interessante, sarà che questa aveva preso qualche pasta (ma io so uno aperto, non me fossilo su ste cose) e diciamo che era molto socievole. Mantengo arto er nome daa curva sudd, non so se me spiego, e torno dentro. Professorè, ho usate e precauzioni stia manza.
Insomma s’era fatta na certa, chiappo Skikkera e je dico che è ora de telà.
Annamo a fa colazione ar bar der Micio e già me sento aggitato. Come entro noto che sul corriere doo sport en prima paggina ce sta er faccione de queo zingaro de stankovic co n’titolone che diceva “lazio, sei la più forte.” Già me stavano a prude e mani. Ce stanno 15 punti sotto e ancora chiaccherano. Ancora me ricordo che me so girato dar Micio e lui me fa “stai manzo, jee famo tre staseraa sto purciaro”Ancora moo ricordo.
Insomma se pijamo er cappuccino con cornetto e ce dirigemo verso o olimpico. Da notare che la partita se giocava ae 20.30 ma noi ultrà c’avemo er dovere de bazzica intorno ao stadio pe evità malintesi. Arivo che semo na quindicina tutti co e sciarpette a cantà a incita a squadra. Me metto pure io a maglia e me pijo n tramezzo cor tonno ancora moo ricordo e me metto a cantà purio. Quann’erano e tre, se semo messi intorno a machina de Skikkera a senti ee partite pe radio.
Me ricordo che a juve e stava a beccà a Firenze ma poi co du rigori rubatti aa fine ha vinto e che er milanne eva pareggiato ncasa cor torino. Me ricordo pure che l’inter ha perso a brescia. Mortacci sua, c’evo scommesso 20 sacchi quer giorno.

A na certa ariva de corsa er billo che ce dice che ce so un po de lazziali in arivo. Se preparamo un gruppo e glie annamo incontro. Vola qualche cazzotto, qualche bastonata e sur piu bello arrivano i cellerini mortaci loro e tocca fa un fugone generale. Ma tanto i chiapppamo dopo.
Cominciamo a entrà ao stadio che già non c’ho piu a voce. So teso che manco jea fo a parlà.tutti in curva o sapemo che er risultato dipende da noi, da come cantamo quanto incitamo i ragazzi. Semo tutti tesi. Pe fortuna entra a maggica e tutto svanisce. Cantamo da inizio aa fine. Ner primo tempo montella segna tre ggo, mortaci sua, e ar terzo me ricordo che a momenti me pija n corpo al core. A fine primo tempo me sento chiamà da dietro.
“Ah davide!!! Ah davideeee!!! Mortaci tua a majetta porta bene aho!” E infatti c’eva ragione quer fijo de na mignatta der billo. C’evo a maja de montella che eva fatto tre ggo. Mica come lui che c’eva a maja de quer rincojonito de Assuncao. Er merito era pure mio no ?
Ner secondo tempo jemo fatto fa un go pe disperazione a sti morti de fame(peccato proprio a queo zingaro de stankovic) , e poi er capitano nostro co un cucchiaio ha chuso a pratica.

Na giornata così nun credo che maa pottrò scorda mai.

sabato 10 maggio 2008

Compito in Classe #2

Tema : Il giorno più bello della mia vita


Svolgimento :


Il giorno più bello della mia vita non l’ho ancora vissuto perché sarà il giorno del mio matrimonio.
Indosserò un vestito ovviamente bianco, con una coda lunghissima che obbligherà i piccoli paggetti a sollevarmelo su per le scale della chiesa per evitare che si sgualcisca o che io inciampi.
Il vestito sarà interamente di raso, con un bustino contornato di perle e un fantastico velo che scenderà dalla mia testa fin sotto le spalle. Avrò dei guanti bianchi fino al gomito e sarò truccata quanto basta, non mi piacciono gli eccessi. Sarò bellissima e nelle foto sembrerò una principessa.
Il matrimonio si celebrerà nella tarda mattinata di una domenica di giugno. Mi piacerebbe fosse il 21.
Prima che io finisca di prepararmi, tutti i miei amici, parenti e conoscenti saranno tutti sotto casa mia, ad aspettarmi e farmi un grandissimo applauso appena avrò tagliato il nastro.
Il nastro sarà sorretto da Noemi (la figlia di mio fratello appena nata che per quel giorno sarà grande abbastanza, ma non troppo grande) e da un altro paggetto che non so chi possa essere. Forse un qualche figlio di una qualche cugina lontana.
Credo che appena avrò tagliato il nastro, dopo aver sentito l’applauso di tutte le persone che mi vogliono bene, credo che mi commuoverò. Però solo qualche lacrima.
Prima di entrare in una splendida macchina d’epoca totalmente addobbata di fiori che mi accompagnerà in chiesa, la Maddy e la Cri (che saranno ancora mie amiche quel giorno, dato che lo saremo per sempre) mi porgeranno il bouquet da portare in chiesa. La Maddy indosserà un vestito bronzo, con cinta nera e orecchini a grappolo; la Cri un vestito verde acqua con un grazioso cappellino.
Arrivata in chiesa, tutti i parenti dovranno essere già dentro. Mio padre col suo vestito da cerimonia nero mi porterà all’altare dove ad attendermi ci sarà Davide mentre l’organo intona la marcia nuziale. Mia madre al primo banco comincerà a commuoversi. Davide avrà un vestito nero, una camicia bianca e avrà la faccia appena rasata. Mi guarderà pieno d’amore perché sarò bellissima nel mio vestito.
Il parroco celebrerà la cerimonia. Nessun bambino dovrà piangere, nessuno dovrà tossire e il fotografo farà foto solo dal lato sinistro, il profilo che mi esalta meglio il naso.
Alla fine, quando il prete reciterà la formula di rito, dirò “Sì, lo voglio” e Davide farà lo stesso.
Poi ci guarderemo negli occhi, mi alzerà il velo e mi darà un bacio appassionato. Credo che piangerò.
E poi il riso, le foto, il pranzo, la torta, tutto sarà perfetto.Non ci sarà una cosa fuori posto.

Arrivata sera, prenderemo possesso della nostra casa. Che in realtà avremo già arredato e abitato, ma fino al matrimonio non sarà la stessa cosa. Mi prenderà in braccio sull’uscio e mi porterà in camera da letto. Il letto sarà ornato di petali di rose che qualche amico si è offerto di spargere mentre non eravamo in casa. Ci sarà una bottiglia di champagne in una coppa di ghiaccio vicino al letto.
Cominceremo a baciarsi, attendendo che sia lui a prendere l’iniziativa, dato che sarà la nostra prima notte da marito e moglie.

E da quella sera in avanti, saremo io e lui, per sempre sempre sempre…